Come ogni buon professionista, anche il correttore di bozze possiede una borsa degli strumenti, non voluminosa, ma essenziale. Si tratta di oggetti molto semplici:
- una penna rossa (o altre di diverso colore per operazioni di vario genere);
- una matita;
- un righello da posizionare sotto le righe del testo per aiutarci a concentrare l’attenzione sulla specifica porzione di testo da correggere.
La biro rossa
La penna rossa, su un testo stampato o formattato in nero, è utile perché per l’esatta interpretazione delle correzioni, spesso c’è bisogno di vedere cosa ci sia stampato sotto la correzione. Il nero su nero non ci fa “vedere sotto” e una correzione scritta in nero non spicca rispetto alla restante parte del testo, mentre il rosso attira l’attenzione più degli altri colori. Si raccomanda l’uso di una biro con un tratto fine e contenuto e non penne stilografiche o pennarelli, il cui inchiostro deborda verso le lettere vicine che non richiedono correzioni.
La matita
La matita è impiegata per la sollevazione di dubbi, per indicare correzioni non sicure, per “dialogare” tra addetti ai lavori (correttori-correttori, correttori-redattori, revisori-autori). Dinanzi a un dubbio indicato a matita, il redattore – eseguiti gli opportuni controlli – decide se la correzione scritta a matita non va eseguita (e quindi la cancella) o se la correzione va eseguita (e quindi la riscrive a penna).
Il righello
Collocato sotto ogni riga, il righello ci consente di vedere più distintamente le parole della riga e, di conseguenza, di concentrarci meglio sugli eventuali errori di stampa.
I dubbi
Attenzione ai dubbi, che possono essere di varia natura:
- sulla comprensione dell’originale;
- sull’esattezza di nomi, date, avvenimenti;
- sull’esattezza dell’impostazione sintattico-grammaticale;
- sulla veridicità delle informazioni dell’autore, ecc.
Dubitare è lecito, ma esagerare con i dubbi confonde il testo e complica il lavoro, rallentandolo. Quindi, attenzione a non infarcire la bozza di dubbi. Il buon correttore, nella maggior parte dei casi, risolve da solo i propri dubbi facendo appello alla propria cultura generale e ai necessari strumenti di lavoro, come grammatiche, dizionari ed enciclopedie. Pertanto, nella bozza inviata al tipografo, non vanno lasciate correzioni in matita, ossia incerte: il tipografo, infatti, non è tenuto a discriminare tra giusto e sbagliato!